Luisa sta lottando contro un carcinoma infiltrante al seno, in stadio avanzato. All’inizio del 2019 quando la malattia è andata in progressione nonostante diversi tipi di chemio e radio, Luisa ha deciso, sostenuta dall’amore dei suoi amici, colleghi e studenti, di non arrendersi. Dopo aver vagliato, assieme all’equipe medica che la seguiva, tutte le possibilità disponibili in Italia e in Europa, è stata individuata una possibilità di cura in una immunoterapia sperimentale disponibile solo negli USA. Per sottoporsi a questa terapia, Luisa aveva bisogno di 500.000 euro. Dopo aver utilizzato tutti i suoi risparmi, è stata avviata una raccolta fondi per i restanti 300.000 euro necessari per raggiungere il traguardo.
Qual’è la storia di Luisa?
Il carcinoma di Luisa ha esordito nel 2014, aggravato successivamente da metastasi nella spina dorsale, nella catena mammaria interna e in sede adiacente al pericardio, trattate con interventi chirurgici, radio e chemioterapia. A gennaio 2019 sono comparse nuove metastasi ossee. In Italia e in Europa non aveva più speranze. Le terapie basate su chemioterapici non stavano arrestando la progressione della malattia.
D’altra parte, le immunoterape disponibili nel nostro Paese non potevano e non possono tuttora essere usate su Luisa.
- Le terapie che usano farmaci (ad es. anticorpi specifici) in grado di attivare le cellule immunitarie direttamente nel corpo del paziente già applicate in diversi ospedali italiani (a Siena, a Milano,…), necessitano di target, cioè di recettori a cui agganciare i farmaci immunoterapici. Luisa purtroppo, non ha i recettori necessari;
- le terapie note come “CAR-T”, che usano direttamente cellule immunitarie del paziente, attualmente in via sperimentale in Europa, ma ancora non accessibili a tutti, sono momentaneamente dedicate al trattamento di leucemie e linfomi.
Perché Luisa ha avviato una raccolta fondi?
Luisa ha scelto di vivere e di tentare tutte le possibilità per curarsi.
Il denaro che tutti insieme abbiamo raccolto sta dando a Luisa una chance, la possibilità di sottoporsi ad una immunoterapia sperimentale, disponibile esclusivamente negli Stati Uniti che isola dal sangue o dal tumore del paziente stesso i linfociti T, per poi selezionare solo le cellule di difesa in grado di riconoscere e attaccare la neoplasia.